Il 22 giugno la Commissione cultura ha approvato la proposta di legge
Sindaco di Racale dal 2012 al 2020, ha portato il Comune della lupa nei Comuni Virtuosi. Nel gennaio 2020 per “motivazioni personali e percorsi di vita” ha rassegnato le dimissioni dalla carica di primo cittadino per candidarsi alle elezioni del Consiglio della Regione Puglia.
Nelle liste del Partito Democratico è stato tra i candidati più suffragati in Puglia, ed oggi il suo impegno politico si divide tra il Consiglio comunale di Racale e quello della Regione, nel quale, in quest’ultimo, ricopre il ruolo di presidente della VI Commissione.
Da consigliere regionale in questi mesi ha lavorato su diverse proposte di legge: dalla riforma dell’accesso alla professione di direttore tecnico di agenzia viaggi ai diritti civili e contro l’omobitransfobia. In ambito sanitario si è impegnato a garantire la gratuità del Nipt per le donne sopra i 40 anni o con rischio elevato o medio, e poi, ancora, la legge per assicurare un medico di base alle persone senza fissa dimora. Di recente, inoltre, è stato firmatario dell’articolato sul fine vita. È giunta nella fase finale dell’iter legislativo la proposta di legge per valorizzare le bande pugliesi, un disegno sul quale è sua la prima firma.
Perchè proprio una legge regionale sulle Bande da giro?
Quella per la Banda è una mia passione da sempre. Sapete bene cosa rappresenta la Banda per noi pugliesi, per noi salentini. E oso dire per noi racalini in particolare.
È la festa, la gioia. Quando ero piccolo e da casa dei miei nonni passava la Banda, ci precipitavamo alla finestra, e a noi bambini sembrava di essere sul palchetto di un teatro, al più bello dei concerti. Era magia, perché la Banda tiene insieme, è arte democratica.
E poi era il permesso di stare fuori fino a tardi durante la festa di San Sebastiano, perché di notte si stava in piazza tutti insieme ad aspettare il Bolero di Ravel. Ancora oggi è così, ogni anno.
Da noi “il maestro di banda” è anche il maestro dei pomeriggi a studiare uno strumento, a imparare un’arte. È un’istituzione, un punto di riferimento per generazioni intere.
Con gli anni ho imparato cosa c’è dietro, ho ascoltato molti racconti dei musicisti, della loro fatica.
E ho pensato che se la Banda è tutto questo per noi, allora merita che gli venga restituita la giusta centralità nell’espressione culturale della nostra Puglia. La legge è per tutelare, valorizzare e sostenere questo scrigno di tradizione e futuro, questo presidio di identità.
La proposta di legge, che prevede la modifica della Legge Regionale n.17/2013, lo scorso 22 giugno è stata sottoscritta da tutti i componenti della VI Commissione consiliare. Ora dovrà esprimersi il Consiglio Regionale, ma la strada sembra ormai in discesa.
Grazie alla tua proposta, cosa cambierà per le bande pugliesi?
Intanto dire che la Regione Puglia si occupa delle Bande, le sostiene e le tutela, significa dire che c’è un interesse istituzionale profondo, di rispetto e impegno.
Con gli uffici del Dipartimento e il direttore Aldo Patruno, con l’intera Commissione Cultura e con la consigliera delegata Grazia Di Bari abbiamo deciso di inserire questa legge nella più ampia Legge di valorizzazione della cultura immateriale pugliese proprio per dire questo: la Banda è elemento centrale della nostra identità culturale, è risorsa preziosa per la Regione che investe. È un segnale importante, speriamo cambi anche la percezione di questa tradizione come espressione del passato, destinata a scomparire nel tempo. Noi stiamo dicendo che non vogliamo che sia così, che così non sarà.
Abbiamo previsto un investimento economico di 500mila euro l’anno per l’acquisto e il completamento di attrezzature e strumenti musicali, partiture e divise, per il recupero e il restauro di attrezzature e altri beni mobili delle bande da giro, per la loro conservazione e la fruizione anche in iniziative espositive, la fruizione di spazi destinati alle prove e alla socialità, la produzione di musica originale per banda. C’era da pensare alla qualità della vita dei maestri bandisti, che nello svolgimento del proprio lavoro troppo spesso vivono di scomodità e condizioni disagiate, quindi una parte delle somme sarà investita per coprire alloggi, spese di viaggio, sia a livello regionale che extraregionale. Verrà istituito un Museo diffuso delle Bande da giro. E soprattutto si penserà alla formazione: sia a quella di cui i maestri stessi richiederanno, sia a quella nelle scuole, nei luoghi diffusi della socialità.
Prima di giungere alla versione finale discussa dalla Commissione che presiedi hai organizzato in giro per la Puglia diversi incontri in cui comitati e cittadini hanno potuto dire la loro. Inoltre, diverse sono state le audizioni con cui amministratori comunali, associazioni del territorio, maestri concertatori e docenti di conservatorio hanno apportato suggerimenti e proposte nell’articolato. Quanto credi che l’approccio partecipativo dal basso, soprattutto per quanto riguarda un tema molto legato alla tradizione popolare, sia stato determinante per giungere ad una versione così condivisa della proposta di legge?
Siamo partiti da un Protocollo siglato nel 2019 da diversi sindaci, maestri concertatori e organizzatori di festival bandistici. Abbiamo riammagliato ogni relazione, allargato l’ascolto e girato la Puglia raccogliendo suggerimenti, suggestioni, necessità. Abbiamo svolto diverse audizioni nella VI Commissione Cultura del Consiglio Regionale, confrontando pareri esperti, visione politica e istanze emerse dai territori.
Da un lavoro lungo e stimolante, paziente e di grande soddisfazione, prendono vita le proposte nella forma degli articoli di Legge.
Devo dire che questa modalità di lavoro, abbastanza inedita nella scrittura di una Legge regionale, ci ha consentito innanzitutto di imparare, noi per primi. Ascoltare le esperienze e i suggerimenti dei tanti e delle tante professioniste che di Banda si nutrono e di musica vivono, ci ha illuminato in molti casi. Sui termini più giusti, sulle finalità, sugli aspetti tecnici e su quelli più squisitamente umani.
Non è una proposta che contiene tutto ciò che serve per la tutela e la valorizzazione del patrimonio tradizionale pugliese, ovviamente. Ma è un primo importantissimo passo. Ed è un passo compiuto insieme, un cammino collettivo di cui ogni partecipante può essere orgoglioso. Io lo sono, molto.
Lo dici spesso: per te la cultura bandistica pugliese rappresenta “l’arte democratica”? Con la legge regionale si istituiscono attività formative rivolte ai ragazzi e ai giovani.
Per molti in passato andare dal maestro di banda significava accedere, senza ostacoli di natura economica e sociale, al mondo della formazione in campo musicale: scoprire il proprio talento e avere la possibilità di fare di quell’arte il proprio lavoro.
Credi che con questa Legge anche i giovani che provengono dalle fasce della popolazione più vulnerabili avranno quella possibilità di imparare a suonare uno strumento?
Lo spero! Non basta una Legge, mai. I cambiamenti avvengono se ognuno fa la propria parte. Noi stiamo lanciando un sasso, sperando che i cerchi siano tantissimi. Ma ho davvero fiducia che tante cose possano attivarsi: me lo dice il livello di partecipazione che abbiamo trovato in giro per la Puglia, in ogni Comune che ci ha chiesto di fare un incontro, e di raccontare questa proposta. Nei tanti contributi scritti che sono arrivati, da comitati festa, dalle associazioni, dai maestri di Conservatorio e dai musicisti di Banda, dalle amministrazioni locali. Soprattutto la partecipazione popolare, ecco: quella è stata davvero una sorpresa. “Donato, ma quindi state facendo una Legge per le Bande? Ma anche per quella del nostro paese?”. Segno che c’è un enorme valore sociale da salvaguardare, un senso di appartenenza e di protezione, un orgoglio, un’identità.
Segno che la strada percorsa fin qui è quella giusta e che l’orizzonte verso cui ci muoviamo lo abbiamo disegnato insieme.
È questo che fa la politica, per come la intendo io. Sta in quel “NOSTRO” la sfida più bella, che non mi stancherò mai di vivere.
Foto di Giuliano Sabato