Il 2023 sta scrivendo un capitolo importante nella storia delle tartarughe marine, in particolare per la specie Caretta caretta, nel Mediterraneo Occidentale. Con ben 444 nidi registrati in Italia a chiusura della stagione, si tratta del dato più alto di sempre. Questo risultato eccezionale è stato possibile grazie al prezioso lavoro di monitoraggio e messa in sicurezza dei siti di ovodeposizione effettuato da centinaia di volontari delle associazioni partner del progetto europeo Life Turtlenest, nato con l’obiettivo di creare una rete internazionale per la tutela dei nidi di Caretta caretta sulle coste mediterranee di Italia, Spagna e Francia.
L’analisi dei dati raccolti da Legambiente, basata sulle segnalazioni di associazioni e istituti di ricerca, rivela un triplicamento rispetto alla stagione precedente, quando il conteggio si era fermato a soli 129 nidi. Tuttavia, a spiccare è il risultato straordinario della Puglia, con 45 nidi individuati principalmente nelle province di Lecce, con 32 nidi, e Taranto, con 9 nidi. In particolare, località come Salve, Ugento e Manduria hanno contribuito in modo significativo a questo successo, grazie all’impegno delle associazioni locali.

Sebbene i numeri esatti saranno disponibili alla fine della stagione, si stima che circa 2250 nuove tartarughe di origine pugliese faranno il loro ingresso nel mondo marino. La Sicilia è al vertice della classifica italiana con 156 nidi, seguita da Calabria (125), Campania (54), Puglia (45), Toscana (23), Sardegna (18), Lazio (18), Basilicata (3), Abruzzo (1) e Emilia-Romagna (1). Questo straordinario risultato coinvolge anche le coste di Spagna e Francia, con 27 e 12 nidi rispettivamente, portando il totale dei nidi identificati nel Mediterraneo Occidentale a 483.
Il surriscaldamento delle acque, associato ai cambiamenti climatici, sta spingendo sempre più le tartarughe marine verso il Mediterraneo Occidentale. Tuttavia, molte delle aree di nidificazione si sovrappongono alle zone di turismo balneare, il che potrebbe mettere a rischio la schiusa delle uova. Per affrontare questa sfida, è fondamentale trovare un equilibrio tra attività economiche e conservazione della specie. Questo richiede una collaborazione tra operatori turistici, amministrazioni locali, associazioni ambientali, cittadini e comunità scientifica.
Il progetto Life Turtlenest, cofinanziato dall’Unione Europea attraverso il programma LIFE e coordinato da Legambiente, si pone proprio questo obiettivo. Cerca di mitigare gli effetti negativi attraverso il monitoraggio, la messa in sicurezza dei nidi, la ricerca scientifica e la sensibilizzazione della popolazione.
Un plauso speciale va ai volontari delle associazioni partner che, durante l’estate, hanno sorvegliato diligentemente le coste, monitorato e protetto i nidi. Anche i gestori balneari hanno svolto un ruolo essenziale, poiché la corretta gestione delle spiagge e il comportamento dei bagnanti sono cruciali per la conservazione della specie. Quest’anno, Legambiente ha formato quasi 5000 assistenti bagnanti in collaborazione con la Federazione Italiana Nuoto (FIN).
Stefano Di Marco, coordinatore dell’Ufficio progetti di Legambiente e Project Manager di Life Turtlenest, sottolinea: “Questa porzione del Mediterraneo si conferma un’importante nursery, assumendo quindi un ruolo significativo per la conservazione della Caretta caretta. È impellente garantire adeguate misure di conservazione attraverso la collaborazione con le amministrazioni locali e promuovere attività di sensibilizzazione rivolte ai cittadini. È necessario anche espandere la presenza della Caretta caretta nei siti Natura 2000 dove la specie non è ancora presente e istituirne di nuovi mediante la creazione di un’ampia rete di collaborazione.”
Sandra Hochscheid, ricercatrice della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli e responsabile scientifico del Progetto, aggiunge: “Con Life TURTLENEST andremo a individuare le aree di sviluppo giovanile, gli ambienti di alimentazione degli adulti e i corridoi migratori che li connettono. L’obiettivo finale è sviluppare una strategia integrata di conservazione che consenta di individuare le aree a maggiore idoneità e applicare le migliori pratiche di tutela per garantirne la resilienza nel contesto del cambiamento climatico.”
Dai nidi deposti, ci si attende la nascita di circa 20mila baby-tartarughe, che dovranno affrontare numerosi pericoli una volta in mare. Con soltanto 1 esemplare su 1000 che raggiunge l’età riproduttiva (20-25 anni), la conservazione di queste affascinanti creature richiede uno sforzo continuo e coordinato da parte di tutti gli attori coinvolti. Il Salento, con i suoi 45 nidi, rimane una delle aree più importanti per la sopravvivenza della Caretta caretta, e la sua bellezza naturale continua a ispirare l’impegno per la sua protezione.
